Spesso i nostri ragazzi ci chiedono di parlare di attualità o di situazioni drammatiche del mondo contemporaneo, perché desiderano capire di più quanto succede intorno a loro e scoprire quella storia che accade proprio adesso.
Ecco, ogni tanto succede che la scuola riesca a dare l’opportunità di conoscere testimoni autorevoli di un recente passato o di uno scottante presente, come è accaduto venerdì 28 gennaio al Blaise Pascal con Farhad Bitani, che sicuramente molti di voi avranno già conosciuto perché ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive ed ha rilasciato interviste a testate giornalistiche, sia italiane che internazionali.
Ex capitano dell’esercito e figlio di un importante generale mujaheddin, è uno scrittore italiano di origine afghane, imprenditore e fondatore del Gaf Global Afghan Forum, (organizzazione no profit volta a creare progetti di formazione e crescita sociale in Afghanistan).
Nel 2011 subisce un attentato da parte dei talebani a Kabul e sopravvive miracolosamente, decidendo quindi di lasciare la carriera militare e il suo paese e cambiare vita. Questo suo emozionante e drammatico percorso è raccontato ne L’Ultimo Lenzuolo Bianco (prima edizione del 2014, ripubblicato ed ampliato poi nel 2020), un’autobiografia che fa da scenario alla realtà della guerra e delle violenze del fondamentalismo islamico.
Il nostro giovane uditorio è stato attentissimo ed emotivamente coinvolto, ponendo tante domande sia sugli eventi storici dell’Afghanistan, sia sull’esperienza personale di Fahrad e sulle motivazioni del suo cambiamento esistenziale.
Come infatti non rimanere stupiti davanti alla sua vicenda? Fahrad è cresciuto tra le armi, nel lusso, fra le esecuzioni quotidiane e spettacolari dei talebani, dentro una realtà che diventa "normale", "giusta", mentre il resto del mondo è sconosciuto, infedele, peccatore.
Poi, proprio questo stesso Fahrad incontra l’altro, il diverso, ed in questo incontro – semplice, quasi banale - cambierà per sempre la sua vita e il suo sguardo sul mondo.
Egli si ritiene un privilegiato, a fronte di tanti altri del suo popolo che invece continuano a conoscere soltanto guerra e violenza – di ogni colore – e non conoscono un altro modo per vivere. Per questo, egli ha deciso di mettere il proprio privilegio a servizio dei propri fratelli afghani e di chi voglia conoscere la verità su quel Paese da troppi anni così martoriato. I nostri ragazzi hanno colto la passione ed il dramma profondo della sua testimonianza ed infatti tanti di loro stanno già leggendo il suo ultimo testo, Addio a Kabul, scritto a due mani con Domenico Quirico. Invitiamo anche voi a leggerlo, o almeno a seguire Fahrad con attenzione, come testimone prezioso della storia che è adesso.